BANANA PRESSATA – Dispaccio 5

BANANA PRESSATA – Dispaccio 5

Ciao e benvenutə!

Questa è Banana Pressata, la rassegna stampa sul fumetto di Le Sabbie di Marte, a cura di Banana Oil. Se non ti piace solo leggere i fumetti ma ti piace anche leggere di fumetti questo è il posto giusto per scoprire cose nuove e/o tenersi sul pezzo.

È passato un po’ dall’ultima volta perché c’è stata una serie di ponti che manco Madison County, poi mi son beccato l’ennesima influenza… e insomma. Eccoci qua. Poche cose dall’estero questa settimana, forse ero troppo febbricitante per leggere in inglese.

Dall’Italia

Allora, succede questa cosa qui. Scottecs Magazine 34, che doveva essere l’ultimo numero, non uscirà mai. Ne danno notizia comprensibilmente un po’ tutti (tranne Shockdom, che nel momento in cui scrivo non ha manco fatto un post su Facebook), qui Fumettologica che riporta il post comprensibilmente incazzato con cui Sio ha dato l’annuncio. Poco dopo, un secondo annuncio. Nasce Scottecs Gigazine, prodotto da Gigaciao. Il numero zero è stato distribuito gratuitamente al Comicon, il primo sarà in edicola a luglio.

Impossibile che i due eventi, la morte prematura di Magazine e la nascita di Gigazine, siano scorrelati. Ipotizzabile che la seconda abbia causato la prima. Certo che se Shockdom avesse deciso di mozzare l’ultimo numero della sua rivista per ritorsione sarebbe proprio brutto. Ma sicuro non è andata così. No?

Sempre dal Comicon, ci sono i premi Micheluzzi. Alcune scelte mi sdubbiano un po’, una in particolare mi rende felice personalmente, altre ancora le condivido talmente in pieno che non saprei da dove cominciare a spiegare perché (una su tutte Eternity). Complimenti poi a Miguel Angel Valdivia, vate e creatore di Le sabbie di Marte, e agli autori e autrici coinvoltə in Confini per il premio alla miglior autoproduzione.

Nella sua rubrica “Sofisticazioni popolari” su Fumettologica, un Marco Andreoletti un po’ (e come non simpatizzare!) alterato si lancia all’attacco della “cultura nerd” (che è una coppia di parole che mi viene il vomito). O meglio, del suo sdoganamento. Dunque. Il pezzo è una deliberata ed esplicita provocazione, non è privo di scivolate (mo che siano anni che la “cosiddetta sfera nerd definisce l’agenda culturale del mondo” mi pare un po’ estremo) come non è privo di qualche punto azzeccato. Due cose però su cui mi sento di puntigliare (a parte la pur gustosissima brutalità delle conclusioni). La prima è un po’ laterale e riguarda il concetto di gioco e di giocattolo che per Andreoletti avrebbe travalicato il limite proprio e cioè l’infanzia. Ma parte del problema è proprio l’accettazione del gioco come parte integrante e fondante anche e forse soprattutto dell’adultità! Cosa che invece negata dalla “cultura nerd” proprio perché, come dice a ragione Andreoletti stesso, impone di prendere troppo sul serio cose che non andrebbero prese così sul serio. C’è insomma qui uno strano cortocircuito. Su questo consiglio di leggersi Byung-Chul Han. È una roba importante.

La seconda è forse più una frecciata, non me ne vogliano l’autore né Fumettologica. Quando dice che “io stesso sono il primo che continua a considerare i videogame un passatempo davvero divertente, che legge fumetti e tanta narrativa fantastica, oltre a passare ore a giocare con i propri figli all’ultimo gioco da tavola uscito. Come se non bastasse tengo una rubrica sul più grosso portale italiano dedicato al fumetto e in questo contesto mi occupo prevalentemente di intrattenimento. Non sono solo tangente alla faccenda, sono praticamente nell’occhio del ciclone”. Che non è vero. Non sei nell’occhio del ciclone, stai soffiando per alimentarlo il ciclone, peraltro su un portale che è in ugual misura fumetto e analisi dell’ultima post credits scene Marvel o dell’ultimo episodio di The Mandalorian. Che va bene! Si può essere parte del problema e riconoscere comunque il problema, argomentarci contro considerandolo nella sua complessità e sulla base dei compromessi che tuttə facciamo per dire la nostra e consentire ad altrə di dirla, anche con le migliori intenzioni. Ma dire di essere nell’occhio del ciclone, che per inciso è una zona di calma e pace assediata su tutti i fronti dal vento che scortica e distrugge, ecco quello no dai. Stiamo pure noi tenendo un ventilatore.

È nata una nuova casa editrice negli States, ti riporto la notizia che ne dà Fumettologica ma se ti interessa una cosa un pelo più approfondita ti rimando a questa intervista pubblicata sul Beat. La realtà si chiama DSTLRY ed è diretta conseguenza della morte di ComiXology. Il punto focale della faccenda, direi, è che autori e autrici sono anche soci dell’editore e quindi investono (immagino monetariamente oltre che con il proprio lavoro) nell’azienda ma ne dividono anche gli utili (cosa che, in un certo senso, dovrebbe già succedere).

Se da un lato è vero che l’editoria scricchiola, e che un po’ c’è questa narrazione che vorrebbe gli editori cattivi stritolare i propri autori e le proprie autrici (ne parlavamo il dispaccio scorso), cosa che impone di ripensare modelli e strutture, è pure vero che dopo la rivoluzione dovremmo forse rimanere con qualcosa che assomigli all’editoria. Sarò de marmo, reazionario pure, ma questa cosa dell’autore/socio mi suona strana forte. Poi oh, capace che sbaglio io. Sono ben disposto a farmi chiarire le idee.

E visto che si diceva di editoria… su Doppiozero Oliviero Ponte Di Pino propone un ritratto di Marcello Baraghini e della sua seminale Stampa Alternativa, a cui dobbiamo tuttə quantə moltissimo.

Sempre nello scorso dispaccio si parlava di autofiction, di voyerismo del trauma e della scrittura come catarsi introflessa invece che estroflessa. Per proseguire il discorso, Irene Graziosi propone su Lucy una bella riflessione sull’autofiction e sulle papere (fidati, ha senso). 

Su Lo Spazio Bianco, Rodolfo Dal Canto inaugura una nuova rubrica dedicata al fumetto belga. Utilissima per scoprire cose nuove o magari meno nuove. In questa prima puntata: Clèment Vuiller (fichissimo), Maïté Grandjouan (sono meno convinto) e Dominique Goblet (che te lo dico a fare?).

Bonelli aumenta i prezzi, la gente si incazza. Niente di nuovo dal fronte occidentale.

È uscito – finalmente! Siamo contentissimi? Lo siamo – Scollatura profonda di Conor Stechschulte. Qui la recensione di Emanuele Rossi Ragno per Fumettologica, nel caso avessi bisogno di una spintarella leggere questa bomba imperdibile. Commento aggiuntivo: a ogni libro Brick si conferma la collana da seguire, ammirare, leggere (oltre a quella di add che curo io, ovviamente).

Su Che Fare, Chiara Faggiolani scrive una bella serie di riflessioni sulle biblioteche, su come ma soprattutto su perché ripensarle. Non sono stato mai un grande frequentatore di biblioteche, in buona parte perché il capitalismo mi è entrato dentro a fondo instillandomi il sacro e inviolabile bisogno del possesso, ma questo non vuol dire che non possa apprezzarne il valore – simbolico, sociale, culturale, editoriale e quindi economico. E sono quindi sensibile al ripensamento della biblioteca, non per renderla un repository di libri più efficiente, ma proprio come pratica dello stare – una cosa che a guardarmi indietro avrei voluto apprezzare di più. Perché, come dice Faggiolani, “sarebbe importante che le biblioteche si proponessero con maggiore enfasi per quello che già intrinsecamente sono: lo spazio di un tempo riconquistato da dedicare alla curiosità, all’approfondimento, in sintesi allo sviluppo cognitivo ed emozionale a partire dall’idea che una delle battaglie più vivaci del nostro presente è proprio quella per l’attenzione e che per continuare a sviluppare pensiero complesso serve tempo”.

Questa conversazione tra Castillo e Fátima Masoud Salazar pubblicata da NOT, con traduzione di Giulia Crispiani, forse non c’entra un accidente con quello di cui parliamo di solito qui. Ma siccome lavoro culturale spesso si sorregge su una non esplicitata militanza (parlo per esperienza), e genera quindi dinamiche di distacco problematiche che poco hanno a che fare col lavoro e tantissimo invece con questioni identitarie profondissime… non so. Mi sembrava pertinente. Laterale ma pertinente.

Su Tropico del Cancro, una riflessione di Gianluca Viola sull’avanzata della censura nella letteratura e sull’ascesa dei sensitive readers (sai, Roald Dahl e Ian Fleming, quella roba lì). Sono sempre un po’ scettico di fronte a questi scritti perché mi pare sempre che le posizioni siano, nella loro partigianeria spesso aprioristica, insensibili o comunque poco permeabili alla complessità e alla rilevanza culturale della questione. Io di mio non so cosa pensarne, e invece che spunti di riflessione mi par di leggere slogan giusto un pelo articolati. Ma, al netto del punto in questione, Viola afferma una roba importante che vale la pena ribadire ancora e ancora e ancora, ché ce n’è sempre bisogno: “Tutto ciò che domandiamo alla letteratura oggi è, al massimo, di psicoanalizzarci – permetterci, una volta terminata l’ultima frase e chiuso dunque il volume, di pronunciare: «Questo mi riguarda!». […] La letteratura in quanto esperienza – e precisamente in virtù del fatto che essa è e resta un’esperienza – implica sempre un oltrepassamento di me”.

Dall’estero

È successa una roba grossa. IDW ha licenziato quasi metà del suo staff, è seguita poi una corposa riorganizzazione interna. Questo è uno scossone grosso ma grosso per davvero.

IDW è una casa editrice grande, tra le maggiori del mercato statunitense una volta tolte Marvel e DC, e un terremoto del genere è significativo. Ora, questa cosa è appena successa e ci sarà (e ci vorrà) tempo per riflettere sulle cause, sui significati, sulle implicazioni. Per ora stiamo a vedere ma ecco, il mare è molto mosso, meglio affacciarsi al porto con cautela.

Sempre stando in tema di robe grosse, Kodansha lancia la sua piattaforma (in inglese) per comprare e leggere le versioni digitali dei suoi manga. Non chiaro ancora se la cosa diventerà grossa quanto Manga Plus di Shueisha ma insomma ecco, cose si muovono sul fronte “manga digitali che non sono scanlation”. Il che può potenzialmente significare tante cose, anche sul tipo di mercato, sempre più internazionale, a cui il Giappone sta guardando direttamente, senza intermediari.

Sul Comics Journal, una lunga e bella e dettagliata intervista a Joe Kessler in occasione dell’uscita del suo nuovo libro: The Gull Yettin. Che speriamo di vedere presto sui nostri scaffali…?

Sempre sul Comics Journal, recensione di un libro pazzeschissimo: Commentaires sur les sentences de Pierre Lombard di L.L. de Mars, pubblicato da Adverse. Check it out!

Il Beat riporta le nomination ai Glyph Awards di quest’anno, premio che in tutta onestà non conoscevo e che può lasciare qualche suggerimento di lettura interessante. Oltre a questo, leggendo mi è venuto ‘sto pensiero: ma non è strano che un premio tanto attento alla diversità del suo palmares abbia poi le due categorie più binarie della storia del mondo in “best male character” e “best female character”?

Matteo Gaspari

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